Celebriamo quest’anno il centenario della processione della Madonna del Carmelo a Haifa. La prima processione si tenne il 27 aprile del 1919, domenica in Albis, e fu organizzata per riportare solennemente nel santuario di Stella Maris la statua della Madonna del Carmelo che nel 1914, all’inizio della Prima Guerra mondiale, era stata trasferita nella chiesa parrocchiale in città. Il Padre Vicario del Monte Carmelo in quel tempo, l’inglese P. Francis Lamb (1867-1950), scrive nelle sue memorie che vi fu una straordinaria partecipazione di popolo e che le autorità inglesi furono colpite da questa manifestazione di fede e di devozione per la Madre di Dio nella comunità cattolica latina di Haifa. Non si trattò di un episodio isolato, legato alla fine della Grande Guerra e al desiderio di ringraziare il Signore e la Madonna per il ritorno della pace. La processione venne ripetuta negli anni successivi fino a diventare la più importante in Terra Santa dopo quella della domenica delle Palme a Gerusalemme.
Qui, a Haifa, la devozione a Maria è come un albero secolare dai grandi rami e dalle radici profonde. Come nella parabola evangelica, tutto nacque da un piccolissimo seme: un gruppo di eremiti, che all’incirca otto secoli fa si raccolse sotto la protezione di Maria sulle pendici del Carmelo, “presso la fonte di Elia”. Alla loro patrona dedicarono l’oratorio che costruirono nel mezzo delle loro celle. Da questa collocazione possiamo intuire il rapporto che li legava a Maria: Maria era al centro, al cuore della loro vita. In lei contemplavano perfettamente realizzato il loro proposito di “vivere nell’ossequio di Gesù Cristo”. Maria era il modello, l’icona vivente della loro vocazione. Come Maria aveva custodito nel cuore ogni parola e fatto del suo figlio Gesù, così i carmelitani volevano trascorrere la loro esistenza nell’amicizia con Gesù Cristo e nella meditazione del suo vangelo. Maria era dunque per loro la madre, la guida e la compagna in questo cammino di alleanza con Gesù Cristo.
Anche se dopo neppure un secolo le vicende storiche costrinsero i carmelitani ad abbandonare fisicamente il monte Carmelo per espandersi altrove, non per questo cambiò la loro geografia spirituale. Maria rimase sempre al centro della loro vocazione e con lei il monte Carmelo, il luogo emblematico del profeta Elia, l’uomo del deserto, l’appassionato testimone del Dio vivo. Questa memoria delle radici, ben presente nella visione del Carmelo di Santa Teresa, si tradusse rapidamente nel progetto di ritornare in Terra Santa, al luogo dove l’avventura della famiglia carmelitana era cominciata. Quale sarà stata l’emozione del P. Prospero dello Spirito Santo quando, il 29 novembre 1631, poté celebrare per la prima volta la messa in quella che lui chiamava la Grotta della Madonna, oggi conosciuta come la Grotta di Elia!
La storia del ritorno dei carmelitani sul Monte Carmelo ha coinciso con la storia moderna della città di Haifa. Quando il P. Prospero vi arrivò, Haifa era un minuscolo villaggio di un centinaio di abitanti. La piccola comunità dei carmelitani scalzi visse per 130 anni in una grotta adattata a convento. Ma quando, alla metà del Settecento, si iniziò a costruire la nuova Haifa, anche i carmelitani intrapresero la costruzione del loro monastero sulla terrazza del promontorio del Monte Carmelo. Il monastero fu costruito, distrutto, ricostruito, grazie all’impegno tenace di alcuni frati, che oggi ci lascia pieni di stupore e di ammirazione. Sempre di più le vicende della comunità religiosa si intrecciarono con quelle della città. Insieme alla popolazione di Haifa i carmelitani vissero le prove delle tante guerre, i cambiamenti di potere politico, le trasformazioni sociali ed economiche.
Mi piace pensare che la processione, di cui celebriamo il centenario, è il segno e il riconoscimento di questo cammino fatto insieme, che continua sotto la guida di Maria, stella del mare. È un cammino pasquale, che passa attraverso le fatiche, i dolori, le angosce di una storia, in cui cambiano i nomi, i volti, le forme, ma resta immutata la violenza, l’odio, la forza di distruzione. Camminiamo in mezzo alle ferite di questa storia, per fare di esse i solchi in cui seminare semi di speranza e di amore, di umanità e di rispetto. La baia di Haifa è un porto sicuro per le navi. Facciamo di essa anche un porto sicuro per le anime e per i cuori, in cui possa trovare riparo e pace ogni uomo di buona volontà sotto lo sguardo materno di Maria, Madre e Signora del Carmelo.
P. Saverio Cannistrà, Preposito General ocd